Discriminazione sul lavoro: il diritto negato di esprimere sé stessi

Il 17 maggio si celebra la Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.

La data ha un grande valore simbolico: è un richiamo al 17 maggio 1990, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità decise di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, riconoscendo l’orientamente sessuale come parte integrante dell’identità di una persona e non più come patologia o devianza.

Una piccola conquista che ha aperto la strada a una lotta ancora più ardua: quella contro i pregiudizi e le discriminazioni attuate in ogni contesto sociale, incluso il contesto lavorativo. 

Il principio di uguaglianza sui luoghi di lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione dell’ILO, International Labour Organization, nonché dalla Convenzione Europea sui Diritti dell’uomo. Il posto di lavoro, infatti, dovrebbe essere un luogo libero da discriminazioni, abusi e violenze, fisiche e psicologiche. Un luogo in cui poter esprimere pienamente il proprio potenziale e le proprie aspirazioni. Un obiettivo che non si può dire sia stato raggiunto. 
Per favorire la diffusione di una cultura dell’uguaglianza, tutti possiamo e dobbiamo fare la nostra parte. Si tratta di un obiettivo che può essere raggiunto solo coinvolgendo tutti gli attori presenti all’interno dei processi di lavoro, a ogni livello di responsabilità: dal management di un’azienda, fino ai suoi dipendenti.