Era il 25 novembre del 1960, le sorelle Mirabal – Minerva, Maria Teresa e Patria – decidono di far visita ai loro mariti detenuti in carcere, ma vengono prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise per volere del dittatore dominicano Rafael Trujillo. Il loro brutale assassinio risvegliò l’indignazione popolare che portò all’uccisione di Trujillo e alla fine della dittatura.
Icone di libertà e indipendenza, nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in loro memoria.
Oggi, la situazione nel mondo e, in modo particolare in Italia, non è migliorata: 103 donne uccise dall’inizio del 2021, una ogni tre giorni. Il femminicidio non è frutto dell’improvvisa perdita di controllo o della presenza di patologie psichiatriche da parte dell’assassino ma rappresenta l’ultimo di una serie di atti violenti a cui la donna è stata sottoposta, dal punto di vista sessuale, fisico, psicologico e economico.
Nel corso degli anni, i Centri antiviolenza e le Case rifugio sono in continuo aumento e, anche se le risorse ci sono, farle arrivare rapidamente e nei posti giusti è spesso molto complicato.
Rappresenta un respiro di sollievo il recente provvedimento reddito di libertà, ideato per sostenere l’autonomia abitativa e personale delle donne seguite dai centri antiviolenza, e anche la recente approvazione del Ddl sulla parità salariale con l’obiettivo di colmare il gender pay gap nella retribuzione tra donne e uomini.
Ed è proprio la violenza economica una delle meno conosciute, di cui difficilmente le vittime ne hanno consapevolezza a causa dello stereotipo culturale in base al quale la gestione delle finanze familiari sia una prerogativa riservata al “capofamiglia”, ruolo culturalmente attribuito all’uomo.
Nonostante campagne di sensibilizzazione e provvedimenti legislativi, la strada verso l’eliminazione della violenza sulle donne è ancora lunga: bisogna partire dalla diffusione della cultura della parità, ognuno può fare la sua parte.
Noi ci impegniamo quotidianamente a rafforzare l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne attraverso la somministrazione di lavoro, l’attuazione di percorsi di formazione orientati all’acquisizione delle competenze necessarie per l’inserimento e il reinserimento nel mondo del lavoro, la creazione di ambienti di lavoro che diano spazio alle donne.