Le domande vietate dalla legge: cosa non si chiede durante un colloquio di lavoro

Tutti sanno quali sono le domande ricorrenti durante un colloquio di lavoro ma pochi, invece, sanno quali sono le domande che non vanno fatte, quelle assolutamente vietate dalla legge.
Parliamo delle domande discriminatorie, quesiti ai quali vengono sottoposti alcuni candidati, la cui risposta, talvolta, determina la scelta. Durante il colloquio di lavoro c’è bisogno di tutelare e non violare la privacy del candidato. Discriminazioni per motivi di religione, convinzioni personali, disabilità, età, orientamento sessuale, genere, riferimenti allo stato matrimoniale, di famiglia o di gravidanza e allo stato di salute fisica o psicologica.

Sei fidanzata/o? Sei sposata/o? Hai figli? Vorreste averne?

L’articolo 27 del Codice delle Pari Opportunità tra uomo e donna – Dlgs 198/2006 non lascia spazio a dubbi: durante un colloquio di lavoro non si possono mai chiedere informazioni sul proprio stato matrimoniale, sulla presenza o meno di figli in famiglia, sulla volontà di averne. Ma il Codice delle Pari Opportunità non è l’unico decreto di legge che vieta le discriminazioni.

Di che partito sei? Sei religiosa/o? Di che nazionalità sei?

Anche il Dlgs 215/2003 – Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica – vieta di chiedere durante un colloquio di lavoro informazioni sull’ideologia politica, sulla fede religiosa e sulla nazionalità del candidato, per evitare, appunto, che tra gli elementi di valutazione rientrino fattori legati a provenienza e etnia. A tal proposito anche lo Statuto del Lavoratori vieta chiaramente “al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore”.

Disabilità, età, orientamento sessuale, stato di salute fisica e psicologica

Il Dlgs 216/2003, invece, mira a garantire la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro e vieta espressamente le discriminazioni per motivi di religione, convinzioni personali, disabilità, età e orientamento sessuale. Mentre Dlgs 276/03 protegge contro le discriminazioni legate allo stato di salute fisica e psicologica del candidato.

Rispettare i decreti e rispettare le persone. Non disattendere le leggi sarebbe già un importante passo per porre fine alle discriminazioni esistenti nel mondo del lavoro.